Saturday, October 19, 2019

Comedy cur-actor iconology: the Audrey Irmas Award and Carolyn Christov Bakargiev

>>>è un post in progress, testo in via di stesura






UEFA Cup



TROLL2, prima e dopo il sorriso a 365 denti


>>>comedy cur-actor iconology: Carolyn Christov-Bakargiev and the Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence - Bard College.

Attenzione, post in progress: testo e correzioni in via di stesura...

>>>il processo di creazione di opere d'arte simulate (che ho definito "simulacra-azione") aggrega composti estremamente compressi in un'unica cornice: materiali ibridi di molteplice provenienza tratti da ambiti che potremmo ritenere inconciliabili. Riferimenti highbrow e citazioni colte dalla storia dell'arte vengono sovrapposte, fatte collidere con matrici formali proprie del mainstream, fino ad accenti trash e kitsch dei quali non è difficile rintracciare l'originale derivazione.

Si può osservare come la semplice documentazione di "Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence - Bard College" assuma tinte parodistiche nella costante preoccupazione dimostrativa che predispone un racconto visivo adatto ad accreditarsi come autorevole, alludendo a un implicito assenso proveniente dall'ambiente accademico, per ottenere nel giornalismo d'arte della stampa specializzata una diffusione dell'evento Nobel della curatela, arricchito di uno scintillio glamour in quanto hollywoodianamente Oscar della curatela, e persino il termine "excellence" mutuato da una accezione riferibile alla divulgazione delle "eccellenze ricerca scientifica" appare, nella sua pretesa assertiva fuori contesto, indiretta conseguenza di altre "eccellenze", reverenziale titolo onorifico delle poltrone delle istituzioni pubbliche d'arte ordinate a schema piramidale o, più prosaicamente, le "eccellenze" da acquolina in bocca degli itinerari slow food, prodotti tipici ecc...

In quanto (soprattutto se artisti) spettatori ectoplasmatici di un'agguerrita macchina di consenso, siamo catapultati, attraverso una seduttiva malia visiva che ripristina in noi gli schemi mentali più retrivi dell'ovvio e del banale (e privi di quella mediazione ironica consapevole e dichiarata postulata dal postmodernismo) nel loro tunnel Troll2: dopo il trono, il castello, il cagnolino e  l'Ecce Yeti non poteva mancare il Gran Premio, la Coppa delle Coppe.

Per l'occasione C.C.B. sfodera quel sorriso a 365 denti, il sorriso assoluto (vedi il press-kit di Documenta - ma già ci erano stati mitragliati dal Vernissage-Giornale dell'Arte) chiara sintomatologia di un'euforia allucinata nella sua aggressività persuasiva, molto più advertising pasta dentifricia che arte di propaganda; oltre a esso vediamo in scena ancora i gesti di un lessico visivo da tela secentesca, una mano poggiata sul petto mentre l'altra sorregge l'attributo iconografico che la qualifica.

L'estirpazione dei malintesi che proliferano nelle stanze dell'arte di stato appare una sfida contro l'Idra del successo che crea successo autogenerando consenso: il premio award della nomenclatura viene a sua volta promosso dal Castello di Rivoli la cui mission sembra sia far pubblicità a C.C.B.
E non si capisce perché sia scritto in terza persona considerando che, in concreto, Rivoli è utilizzato come fosse il suo Instagram:
https://www.castellodirivoli.org/carolyn-christov-bakargiev-to-receive-the-2019-audrey-irmas-award-for-curatorial-excellence/

"Not art", categorie generali

Il ping pong tra attori prevede continui rilanci di prolissità, vedi l'articolo + intervista di Artnet firmato Naomi Rea: "Super-Curator", "presides over her kingdom", "topped ArtReview's annual Power list". 

Qui ritroviamo la classica gragnola di risposte che se lette con lenti non appannate risultano senza attenuanti, argomenti ricorrenti nei filosofi mancati che inquinano l'arte italiana da decenni con le lacune intellettuali che li hanno resi tali: la preoccupazione dimostrativa, l'aver sostituito il metodo critico con una cattiva letteratura addolcita da pillole di Pensieri Perugina rubati ad altre discipline, la prospettiva storica rovesciata (e una mooooooooooooolto personale opinione sugli art historians), soprattutto quel pernicioso nucleo di pensiero unico maschile determinate nel negare una possibile negoziazione con approcci e visioni diverse. "L'arte è filosofia empirica", afferma Bakargiev, e i "critici, curatori, collezionisti, riviste" addirittura "storici dell'arte" che non capiscono questo sono i corifei della non-arte: "amount of stuff (...) is not art". 

Argomenti da sempre alibi capziosi per un arbitrio assoluto nella gestione delle istituzioni pubbliche, possiamo immaginarci con quale pluralismo viste le premesse.
In un'opera che, Leonardo o non Leonardo, resta pur sempre, al minimo sindacale, testo visivo di  una eccezionale sostenutezza formale, genesi della nostra stessa nozione attuale di arte, documento di un capolavoro perduto, Bakargiev non vede altro che due occhi da "pesce morto - dead fish". Grande acume critico.
Da assiduo frequentatore del pensiero femminile, dal mio mito letterario Virginia Woolf in poi, mi dispiace dire che fatico a ritrovarne qui elementi davvero pregnanti al di là delle dichiarazioni di facciata atte a imbellettare un esasperato individualismo fallocentrico.  

"Amount of stuff - is not art", afferma Bakargiev: metodo per sottrazioni ed esclusioni (tuttavia sempre assertivo nel linguaggio) che prevede l'omissione di "amount of stuff", l'ignorare posizioni di alterità rispetto ai propri paradigmi, e al tempo stesso sistematizza argomenti che ne neghino l'esistenza. 
Quell'enorme "amount of stuff - not art" che sembrerebbe ignorato, resta tuttavia centrale nella sua elaborazione teorica, infatti sarebbe incorretto affermare che venga ritenuto da C.C.B. poco rilevante o poco significativo; poiché viene rubricato nella categoria della "non-arte", ne costituisce un termine generale di riferimento fondamentale in un quadro di rigidità classificatoria per categorie generali. 
Perché il nucleo motore che informa una così spiccata vocazione al paradigma negativo (la not art) possa sopravvivere, è necessaria una continua presa di distanza dai fenomeni osservati; l'intervista di Artnet affastella dubbi demolitivi su "artificial intelligence","critics, curators", "art historians, collectors, magazines", "scientific and technological revolution",  "the art market", "the pseudo-Leonardo" etc etc... E' critica d'arte o teologia medievale? Un derivato critico della "cancel culture"?


Hate sociale + lo scacco teorico

In definitiva, viene pagata dalle istituzioni italiane per diffondere nuovi pregiudizi e hate sociale verso gli artisti, dato che la produzione da lei non stimata ed esposta  - l'amount of stuff corrisponde al  99,99% - dovrebbe essere considerata "non arte": implicitamente sta tacciando d'impostura e di frode ciò che esula dai suoi schemi teorici, l'arte visiva non a target museale, scarsamente funzionale alla sua posizione di potere, inclusa quella che, in una prospettiva controculturale, di subculture, underground, ha un ruolo sociale imprescindibile. Prassi, questa, che continua da decenni. Gli artisti che operano nel territorio sanno bene quale veleno di pregiudizi e disprezzo tali funzionari dell'arte di stato siano riusciti a instillare nel pubblico, utilizzando la cabina di regia delle istituzioni.
Se un'istituzione pubblica d'arte contemporanea rinuncia pregiudizialmente all'inclusione di nuovi modelli teorici non può veramente definirsi tale; contemporaneità non è divulgazione midcult di pratiche e stili riconoscibili perché assimilabili a ricerche artistiche già ampiamente acquisite.

Se dovessimo registrare graficamente le connessioni interne del suo pensiero ne risulterebbe un continuo rimbalzo tra paradigma negativo e linguaggio assertivo, formulazioni di per sé irrisolte che tuttavia le consentono di far approdare l'attenzione dello spettatore (che ne abbia accettato i presupposti) in uno spazio di epifanie visive aderenti alla sua visionarietà strutturata per sviluppi di nuclei tematici, mentre le formule teoriche rimangono lacunose e irrisolte. 
L'interrogativo a cui assistiamo ci irretisce con una densità di convenzioni maschili-fallocentriche, lo schema piramidale dei ruoli, l'enumerazione quantitativa top list, la relazione uno/molti, il feticcio-preda-premio, la sprezzatura dell'intellettuale, per poi disconoscerle. 

Meno visionaria Vettese, ma scaltra e condizionata da una fortissima attitudine manipolatoria, adotta strumenti teorici direi mimetici. Il paradigma negativo permane ma viene occultato spezzandolo in una miriade di spostamenti terminologici, come ho cercato d'indicare nel commento a "Arte contemporanea" edito da Il Mulino. Prevedendo che enunciare not-art equivalga a predisporsi a subire uno scacco teorico, non tocca pezzi pesanti, muove i pedoni.

Sì, la "super-Curator" sguaina l'ennesimo sorriso a 365 denti, quindi s'avventura sul territorio dell'etica per riflessioni di elevato contenuto morale. 
Tuttavia omette di spiegarci quale ruolo avrà nel CRRI l'Andrea Viliani, sostenitore della strumentalizzazione politica dell'arte per sua stessa ammissione, uno che da Rivoli "viene e va".
 Another question. Rivoli è ancora "promotore" del database Italian Area? Sembrerebbe di sì verificando i nomi italiani invitati negli ultimi anni  e i componenti del comitato  artistico consultivo.

La pubblicità del premio nel sito del Castello di Rivoli, quasi webpage della direttrice (e con l'avallo di Regione Piemonte e Città di Torino); sfrontatezza nel farsi i fatti propri sulla pelle di una categoria di lavoratori completamente priva di diritti.


A seguire il comunicato-stampa in italiano, anch'esso con foto.
https://www.castellodirivoli.org/wp-content/uploads/2018/10/Carolyn-Christov-Bakargiev_CCS-Bard-Award-for-Curatorial-Excellence_ITA.pdf

Inoltre, sull'incarico di Viliani a Rivoli, ecco cosa dichiara Bakargiev, come riportato dalla stampa:
"Andrea Viliani è tra le figure più competenti, precise e creative del nostro panorama culturale italiano. 
Stimato   internazionalmente,   il   suo   rientro   a   Torino   dopo   molti   anni   segna   un importante momento di sviluppo per il nostro Museo”.

Chi siano i nomi "internazionali" che condividono la sua visione strumentalizzata dell'arte non ce lo dice, in quanto "internazionale" vuol dire tutto e niente.
Nessuna presa di distanza dalle teorie del Viliani.
Io credo che si dovrà prima o poi arrivare a un chiarimento. Un'istituzione pubblica non può sostenere figure che propugnano programmaticamente la strumentalizzazione politica dell'arte.

Su ARTFORUM, sezione NEWS, articolo non firmato datato December 09, 2019 at 1:04pm...

"Andrea Viliani is among the most competent, precise, and creative figures in our Italian cultural panorama,” said Castello di Rivoli director Carolyn Christov-Bakargiev. “Esteemed internationally, his return to Turin after many years marks an important moment of development for our museum.” 

Il sorriso a 365 denti?
Certo, come per il press-kit di Documenta, tableau vivant citazionista (sorriso + ad + premio + Award + 1600) funzionale a diminuire le distanze tra contemporaneo di stato e cultura mainstream. Nel tentativo di avvicinare posizioni così lontane diventa difficile mantenere il sorvegliato controllo insito nelle loro narrazioni sull'arte, che, spossessate della loro centralità, tornano a essere permeabili dal contesto che le ridefinisce; interferenze "orizzontali" vanno a interrompere quella linea unica di sapere "verticale" alto/basso che rappresenta il primo e più grande limite del loro modello di contemporaneità.
L'enfasi attribuita al ruolo di curatore le consente di sviluppare riflessioni intorno a nuclei tematici, mentre le criticità teoriche rimangono insolute; ne consegue che l'opera viene letta per categorie extratestuali.

Mainstream e sublime

L'avvicinamento divulgativo al mainstream prevede la reintroduzione di canoni altrimenti omessi dal...
>>>è un post in progress, testo in via di stesura

Punti da sviluppare:
 1 sorriso assoluto - arte propaganda - adv
2 sublime e mainstream
3 controllo sociale artista - persuasione/dimostrazione
4 l'opera premio - la coppa - award - premiazione 
5 gerarchia dei ruoli e gerarchia delle idee
6 narrazione finzionale
7 alte pressioni di pensiero: formazione minerali
8 annullamento adulatorio: "super-curator", "presides over her kingdom", "topped ArtReview's annual Power list".

9 Il Castello di Rivoli "promuove" ancora il database Italian Area?