Wednesday, January 15, 2025

>>>Massimo Cacciari e la fine dell'arte >>>in-Rinascimento e de-Rinascimento

>>>su Instagram sto partecipando a un forum di commenti sull'intervento di Massimo Cacciari - La fine dell'arte. Ecco a seguire (dopo il link del video) alcune note, inclusa la mia teoria su in-Rinascimento e de-Rinascimento.

https://m.youtube.com/watch?v=67_mQ2coewU

>>>vi consiglio di rintracciare la prima parte dell'intervento di Cacciari (c'è il video - CACCIARI - LA FINE DELL'ARTE) in cui emerge la sua preoccupazione di stabilire dei primati, secondo schemi di pensiero (maschile) oppositivi, uno/molti, gerarchici piramidali, verticali. Non vi è alcuna necessità di definire primati, nemmeno tra linguaggi verbali e non verbali, in quanto essi corrispondono a funzioni assolutamente differenti. Pericoloso affrontare questioni teoriche fondamentali utilizzando terminologie, categorie approssimative e riferimenti incorretti. Risulta incorretto ridurre l'arte sacra alla categoria del cultuale, in quanto essa deve essere articolata nelle sue molteplici funzioni tra cui la narrazione della storia sacra, l'arte teologica, l'arte mistica (dalla spiccata matrice visionaria) e l'arte cultuale (l'immagine che fa da supporto alla preghiera). Inoltre, il suo intervento denota lacunosa conoscenza della storia dell'arte: l'arte-pensiero ha trovato la sua definizione nel Rinascimento nella triangolazione ARTISTA - UMANISTA - COMMITTENTE, speculare a quella sequenza  - ARTISTA - CRITICO D'ARTE - ISTITUZIONE MUSEO restituita nell'attalità dal circuito del contemporaneo. L'opera d'arte estrinsecazione di pensiero ideativo trova, attraverso numerosi passaggi, una sua definitiva precisazione nel Rinascimento parallelamente all'emergere del ruolo sociale dell'artista divo pop, artifex "firma", mente  depositaria della paternità creativa del proprio "stile", quello leonardesco, michelangiolesco, giorgionesco, ecc...

Quindi: riconoscimento sociale dell'invenzione dello stile, sommato alla mediazione dell'umanista. E se le correnti sperimentali dall'arte moderna in poi hanno sviluppato massimamente il segmento UMANISTA, (il pensiero) lo hanno potuto grazie a una parallela ed eguale enfatizzazione del segmento ARTISTA (il pensiero formale, lo stile). 

Senza il sigillo dell'artifex connesso storicamente con il riconoscimento sociale dell'artista "firma" cognomen + nomen, nome d'arte, Duchamp non avrebbe vegato la sigla R.Mutt sull'oggetto, né Manzoni segnare a colpi di pennarello le modelle, né quelli dell'Arte Povera strutturare una poetica in sottrazione fino allo stato di natura sommandovi tuttavia il marchio dell'artifex. Seguendo tale prospettiva, si potrebbe ipotizzare che la diffusione globale dell'arte-UMANISTA-pensiero + ARTISTA-artifex, quella "arte contemporanea" quale etichetta-contenitore utilizzata da Cacciari,  per intenderci, andrebbe riletta come l'espandersi, a secoli di distanza, del Rinascimento su scala planetaria. Lo stesso ready-made nelle sue infinite variazioni potrebbe essere considerato il portato delle funzioni "artifex-firma" attivate nel Rinascimento. Il Rinascimento si è sviluppato su più linee e filoni, radicalizzandosi. Segnatamente, assistiamo a cicliche spinte di de-Rinascimento, e proprio in quei microclimi culturali locali dove il sistema dell'arte (o ciò che ne resta) opera per separare il ruolo sociale dell'artista dal territorio, il cur-actor ecc... Da qui la mia teoria dell'in-Rinascimento e del de-Rinascimento... Sì, il Rinascimento non è mai finito... 

>>>Cacciari non è consapevole appieno del suo voler decodificare con il linguaggio verbale una distinta categoria di linguaggio intresicamente non-verbale. Prima di essere interpretata con i dispositivi del linguaggio verbale, l'arte visiva va tradotta: ecco la funzione del critico d'arte, che dovrebbe rendersi "traduttore" di un'alterità. 

>>>La "piacevolezza" dell'opera non è un argomento critico. L'arte visiva utilizza dei veicoli e degli strumenti che vanno tradotti, così come avviene nel cinema, che utilizza attrici fotogeniche e attraenti o set ricostruiti che sono un veicolo, ma che non ci dicono nulla di definitivo sull'intenzione dell'autore. Il pensiero si manifesta anche laddove non viene esplicitato in modo dimostrativo e verbalizzato. "Pensiero" e "verbalizzazione" sono termini da non sovrapporre; Cacciari sovrappone e oppone, manifesta stereotipie oppositive che prevedono un primato opposto a un'inferiorità, un presente opposto a un passato, un presente di pensiero opposto a un passato di "piacevolezza" ecc...

>>>Il Rinascimento e l’artista-intellettuale (Alberti ecc…), l’artista divo-pop (che si rapporta alla pari con papi e monarchi), l’opera concettualizzata dall’umanista (congiuntamente all’artista-umanista), hanno contribuito a fondare le premesse cognitive che ci consentono di considerare opere contemporanee apparentemente immateriali come fenomeni artistici oggetto di attenzione.