>>>L'ASSASSINIO SUL MUSEUM EXPRESS
>>>sul perché le lobby del contemporaneo uccidono l'arte.
Post in progress: testo e correzioni in via di stesura
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>>>L'ASSASSINIO SUL MUSEUM EXPRESS
>>>sul perché le lobby del contemporaneo uccidono l'arte.
Post in progress: testo e correzioni in via di stesura
>>>su Instagram sto partecipando a un forum di commenti sull'intervento di Massimo Cacciari - La fine dell'arte. Ecco a seguire (dopo il link del video) alcune note, inclusa la mia teoria su in-Rinascimento e de-Rinascimento.
https://m.youtube.com/watch?v=67_mQ2coewU
>>>vi consiglio di rintracciare la prima parte dell'intervento di Cacciari (c'è il video - CACCIARI - LA FINE DELL'ARTE) in cui emerge la sua preoccupazione di stabilire dei primati, secondo schemi di pensiero (maschile) oppositivi, uno/molti, gerarchici piramidali, verticali. Non vi è alcuna necessità di definire primati, nemmeno tra linguaggi verbali e non verbali, in quanto essi corrispondono a funzioni assolutamente differenti. Pericoloso affrontare questioni teoriche fondamentali utilizzando terminologie, categorie approssimative e riferimenti incorretti. Risulta incorretto ridurre l'arte sacra alla categoria del cultuale, in quanto essa deve essere articolata nelle sue molteplici funzioni tra cui la narrazione della storia sacra, l'arte teologica, l'arte mistica (dalla spiccata matrice visionaria) e l'arte cultuale (l'immagine che fa da supporto alla preghiera). Inoltre, il suo intervento denota lacunosa conoscenza della storia dell'arte: l'arte-pensiero ha trovato la sua definizione nel Rinascimento nella triangolazione ARTISTA - UMANISTA - COMMITTENTE, speculare a quella sequenza - ARTISTA - CRITICO D'ARTE - ISTITUZIONE MUSEO restituita nell'attalità dal circuito del contemporaneo. L'opera d'arte estrinsecazione di pensiero ideativo trova, attraverso numerosi passaggi, una sua definitiva precisazione nel Rinascimento parallelamente all'emergere del ruolo sociale dell'artista divo pop, artifex "firma", mente depositaria della paternità creativa del proprio "stile", quello leonardesco, michelangiolesco, giorgionesco, ecc...
Quindi: riconoscimento sociale dell'invenzione dello stile, sommato alla mediazione dell'umanista. E se le correnti sperimentali dall'arte moderna in poi hanno sviluppato massimamente il segmento UMANISTA, (il pensiero) lo hanno potuto grazie a una parallela ed eguale enfatizzazione del segmento ARTISTA (il pensiero formale, lo stile).
Senza il sigillo dell'artifex connesso storicamente con il riconoscimento sociale dell'artista "firma" cognomen + nomen, nome d'arte, Duchamp non avrebbe vegato la sigla R.Mutt sull'oggetto, né Manzoni segnare a colpi di pennarello le modelle, né quelli dell'Arte Povera strutturare una poetica in sottrazione fino allo stato di natura sommandovi tuttavia il marchio dell'artifex. Seguendo tale prospettiva, si potrebbe ipotizzare che la diffusione globale dell'arte-UMANISTA-pensiero + ARTISTA-artifex, quella "arte contemporanea" quale etichetta-contenitore utilizzata da Cacciari, per intenderci, andrebbe riletta come l'espandersi, a secoli di distanza, del Rinascimento su scala planetaria. Lo stesso ready-made nelle sue infinite variazioni potrebbe essere considerato il portato delle funzioni "artifex-firma" attivate nel Rinascimento. Il Rinascimento si è sviluppato su più linee e filoni, radicalizzandosi. Segnatamente, assistiamo a cicliche spinte di de-Rinascimento, e proprio in quei microclimi culturali locali dove il sistema dell'arte (o ciò che ne resta) opera per separare il ruolo sociale dell'artista dal territorio, il cur-actor ecc... Da qui la mia teoria dell'in-Rinascimento e del de-Rinascimento... Sì, il Rinascimento non è mai finito...
>>>Cacciari non è consapevole appieno del suo voler decodificare con il linguaggio verbale una distinta categoria di linguaggio intresicamente non-verbale. Prima di essere interpretata con i dispositivi del linguaggio verbale, l'arte visiva va tradotta: ecco la funzione del critico d'arte, che dovrebbe rendersi "traduttore" di un'alterità.
>>>La "piacevolezza" dell'opera non è un argomento critico. L'arte visiva utilizza dei veicoli e degli strumenti che vanno tradotti, così come avviene nel cinema, che utilizza attrici fotogeniche e attraenti o set ricostruiti che sono un veicolo, ma che non ci dicono nulla di definitivo sull'intenzione dell'autore. Il pensiero si manifesta anche laddove non viene esplicitato in modo dimostrativo e verbalizzato. "Pensiero" e "verbalizzazione" sono termini da non sovrapporre; Cacciari sovrappone e oppone, manifesta stereotipie oppositive che prevedono un primato opposto a un'inferiorità, un presente opposto a un passato, un presente di pensiero opposto a un passato di "piacevolezza" ecc...
>>>Il Rinascimento e l’artista-intellettuale (Alberti ecc…), l’artista divo-pop (che si rapporta alla pari con papi e monarchi), l’opera concettualizzata dall’umanista (congiuntamente all’artista-umanista), hanno contribuito a fondare le premesse cognitive che ci consentono di considerare opere contemporanee apparentemente immateriali come fenomeni artistici oggetto di attenzione.
>>>è un post-in-progress >>>testo e correzioni in via di stesura.
Punti da sviluppare:
- l'artista è anche un teorico?
- il fare creativo (la palestra) e la sfida teorica (la scacchiera)
- quando la critica gioca in palestra
- la scacchiera sul tavolo
- toccare / pensare
- Sgarbi domanda perché (l'unico a farlo)
>>> 2 saludos ai lettori di TRANQUI2
Da qualche giorno ho attivato il mio account INSTAGRAM che era dormiente. Russava. Penso che lo utilizzerò + o - come il blog...
>>>il Partito dei Pittori. Quando ci votano: quando acquistano una nostro dipinto. Quando vinciamo le elezioni: quando ci premiano con una mostra personale.
>>>il Partito dei Pittori. Quando ci votano: quando non acquistano una nostro dipinto. Quando vinciamo le elezioni: quando rimaniamo soli, in miseria e maledetti.
Qual'è l'autentico Partito dei Pittori?
"Hand scale" in architecture.
https://archinect.com/forum/thread/100885/all/50
An architecture to be touched, to be felt as an individual tactile experience, exists! The perception of space "on a hand scale" is different from the perception given by the sense of sight: leaning on a wall, on a handrail, ringing doorbells, opening and closing doors and windows, painting a wall, driving in nails, etc....
A central element of Stencil Art is precisely its having chosen architecture and urban space as its basic support, while nevertheless maintaining a dimension proportional to the "hand dimension". In Fabula Architecture Stencil Art and Sticker Art expand, contaminating the design of architectural form, coagulating in crucial points that represent moments of density of the "hand scale".
The dimension of an active "manual making" that goes far beyond passive "visual enjoyment".
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>>>an additional possibility-developement of the Fabula method can be realized by dividing in two different areas the portion of external wall of the building.
1- the wall closer to the street level featured by stencil-art, perceivable by everyone by touch (so enjoyed by mean of the “hand scale”)
2- the portion of wall higher than the first one enjoyed from the street just visually (area distant from the street level: “eye scale”)
The stencil-art subset could stretch from the street level upward through "rails" that act like an "elevator", projection lines in height of a formal module. The rails, leading the subsets upward, meet other elements (windows, etc.) and interact with them...⁷
https://m.youtube.com/watch?v=yNv9FIU6un4
>>>OBSESSION FOR... Alexander Robotnik
>>>OBSESSION FOR THE DISCO FREAKS >>>OBSESSION FOR THE FREAKS
A Firenze, sabato 17 dicembre, presso l’Altana di Palazzo Strozzi a Firenze, si è svolto il tavolo di studio dedicato al curatore e critico d’arte Pier Luigi Tazzi (a un anno dalla sua morte). Sono intervenuti più di 40 operatori e personalità del circuito dell'arte contemporanea (internazionale,pare).
>>>dietro l'ennesima celebrazione di una figura del secondo Novecento si cela (variazione sul tema) un condensato delle attitudini cerimoniali della nomenclatura del settore, orfana di una stagione finita, chiusa, terminata, ma tenuta in vita da un accanimento critico-terapeutico che sembra andare a braccetto con i reparti di rianimazione, le terapie intensive e - ja! - le agenzie di pompe funebri. In questo genere di eventi divenuti assai frequenti, la più retriva nostalgia rétro viene ammantata di riferimenti con il presente, contribuendo a condannare all'ergastolo di un secondo Novecento senza fine qualsivoglia formulazione teorica davvero innovativa...
>>>i trucchi del coccodrillone. Sembrerebbe quasi impossibile sottoporre questa "compagine" di 40 nomi altisonanti a una critica. Osserviamola meglio. Partendo dal percorso di Tazzi, si parla di tutto: decolonizzazione dei musei, futuro della critica, crisi del curatore, dialogo con modelli culturali eterogenei, interdisciplinarità ecc... Cosa c'è d'inquietante in tutto ciò? Il dato che, con tale preambolo, ogni questione del presente viene implicitamente riagganciata a quelle premesse teoriche, le stesse di cui i divulgatori del secondo Novecento hanno fatto il loro mestiere; in sostanza, la manipolazione dei fatti e gli argomenti trattati avviene PRIMA, cioè nella selezione delle personalità invitate, scelte una a una con attenzione per omogeneità e habitus di pensiero (soprattutto quelle con cui Tazzi ha collaborato): l'apologia del pensiero unico. Chiariamolo: il convegno internazionale non è altro che una "conta" tra figure che, pur con diverse provenienze, ragionano allo stesso modo.
>>>la loro finalità: parlare del presente senza parlarne davvero. Omettere nuove formulazioni teoriche non in linea con il mestiere dei divulgatori di un passato che pare garantirgli una facile rendita di posizione...
>>>attenzione-attenzione, perché viene già annunciata una giornata di studio annuale, con chissà quanti altri spin off eventuali di personaggi comprimari... Il coccodrillone tornerà ancora...
>>>accompagnamento musicale >>>marcia funebre siciliana https://m.youtube.com/watch?v=yDkiNsSCtak
Il coccodrillone è ancora tra noi! Ringrazia Ute Meta Bauer, Viktor Misiano, Hans Ulrich Obrist, Marco Senaldi, Giorgio Verzotti, Remo Salvadori, Marco Bagnoli, Marina Abramovic, Denys Zacharopoulos, David Elliott, Cai Guo-Qiang, Rirkrit Tiravanija, Mami Kataoka, Fabio Cavallucci... il comitato promotore, Marco Bagnoli (Atelier Marco Bagnoli, Montelupo Fiorentino), Huiming Hu (Institution Lab A.P.S., Milano-Carrara), Stefano Collicelli Cagol (Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato), Vittoria Ciolini (Dryphoto, Prato), Arturo Galansino (Palazzo Strozzi, Firenze), Elena Pianea (Regione Toscana), Carlo Sisi (Accademia di Belle Arti di Firenze), Paolo Parisi (Base / Progetti per l’arte, Firenze), Gianni Zhang (Zhong Art International), Luciano Massari (Accademia di Belle Arti di Carrara)...
>>>il celebre gallerista Emilio Mazzoli boccia il Cda della Fondazione Ago.
>>>sembra che qualcuno abbia finalmente capito che accettare supinanente l'attuale situazione di degrado delle istituzioni d'arte contemporanea italiane, il loro scollamento dal contesto e dal territorio, è un gravissimo errore... auspico caldamente una giornata di protesta degli operatori e galleristi del settore.
>>>ma già a Modena si prefigurano le avvisaglie della consueta prassi targata "Vettese" che si mette in moto: leggete le lamentele sull'Italia dell'ultima intervista. Seguiranno, immancabili, le mostre di una monotonia e squallore scolastici, punteggiate qua e là da puerili eccessi sensazionalistici, i bracci di ferro con nemici immaginari (riservati a soggetti rei solamente di partecipare liberamente al dibattito culturale), gli insulti pubblici (come accaduto a Venezia) riservati agli artisti indipendenti e, per contro, le personali che premiano gli altri, gli appelli alla politica "strumentalizzateci", il favorire un clima culturale tesissimo in cui quegli artisti non perfettamente allineati ai suoi dogmi di non-gusto e ideologici sono progressivamente isolati ed esclusi da tutto (TUTTO significa TUTTO, quindi una censura tale da rasentare una sorta di boicottaggio professionale attentamente pianificato dal dietro le quinte, dai centri di potere e dai salotti) in quanto bollati come figure pericolose e retrograde, il celebrare il funerale del pluralismo come un fatto innovativo ecc, ecc, ecc...
IL MARCHIO DI KRIMINAL: scena dello sfregio del dipinto a 15:05.
https://m.youtube.com/watch?v=ykvSg060Jpc
Come ha accoltellato Dorian il suo ritratto? Tre tagli su tela.
Chi è stato accoltellato da Lucio Fontana? Dorian Gray.
Chi fu pugnalata da Dorian Gray? L'Anima del dipinto.
Fontana Gray. Gemelli coltelli.
Lo studio di Lucio? Sala opera-toria.
L'ultimo dipinto di Fontana? Gray.
Cosa trovarono nella casa? Nella camera c'era un ritratto di vecchio dalla tela strappata. In salotto, un giovanotto sorridente beveva il tè.
Il delitto della camera chiusa? Tre tagli su tela.
Il delitto dell'atelier chiuso: tre tagli su tela.
I TAGLI: opera-azione a quadro aperto.
Titoli di Lucio Fontana: I Tagli, I Quanta, Le Nature, I Metalli, La Fine Di Dio, La Fine di Dorian.
Perché Lucio non è morto come Dorian? Si è fatto anestetizzare.
Dorian Fontana, Lucio Gray.
Gray Fontana, Dorian Lucio.
Xké Lucio ha accoltellato la pittura? Per estarne il cuore.
Lucio Fontana? Giulia Lama.
La morte dell'arte? L'ha accoltellata Dorian.
Le fontane dell'arte? Lavinia e Lucio.
Lavinia & Lucio. Sorelle Fontana.
Tagli: perforazione dell'intelaiatura toracica.
La tela accoltellata? Sacrifici artistici.
Dorian Gray, concetto spaziale.
Lucio Fontana Gray.
Dorian Gray Fontana.
Perché Lucio taglia la pelle dell'arte? L'ha opera-ta.
Lucio ha accoltellato la pittura? Le Lucrezie prima di lui.
Lucio Lucrezia. Lucrezia Lucio.
La tela è la pelle dell'arte.
Vuoi vedere il dipinto La pelle dell'arte? Cuci insieme tutti i quadri del mondo.
Fontana, chirurgo plastico.
In che punto taglia la tela Lucio? Sulla giugulare.
Daniele Scarpa Kos, Duel, 1986, lo sfregio del televisore.
Chi è stato accoltellato da Lucio Fontana? Dorian Gray.
Come ha accoltellato Dorian il suo ritratto? Tre tagli su tela.
Chi fu pugnalata da Dorian Gray? L'Anima del dipinto.
Fontana Gray. Gemelli coltelli.
Lo studio di Lucio? Sala opera-toria.
L'ultimo dipinto di Fontana? Gray.
Cosa trovarono nella casa? Nella camera c'era un ritratto di vecchio dalla tela strappata. In salotto, un giovanotto sorridente beveva il tè.
Il delitto della camera chiusa? Tre tagli su tela.
I TAGLI: opera-azione a quadro aperto.
Titoli di Lucio Fontana: I Tagli, I Quanta, Le Nature, I Metalli, La Fine Di Dio, La Fine di Dorian.
Perché Lucio non è morto come Dorian? Si è fatto anestetizzare.
Dorian Fontana, Lucio Gray.
Gray Fontana, Dorian Lucio.
Xké Lucio ha accoltellato la pittura? Per estarne il cuore.
Lucio Fontana? Giulia Lama
La morte dell'arte? L'ha accoltellata Dorian.
Le fontane dell'arte? Lavinia e Lucio.
Lavinia & Lucio. Sorelle Fontana.
Tagli: perforazione dell'intelaiatura toracica.
La tela accoltellata? Sacrifici artistici.
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E' ineducato chiedere l'età di una Poesia.
Lo scudo di Achille? Scolpiscitelo nella testa.
La colazione di Pietroiusti? Alla Banca di Roma.
Pietroiusti? Si è mangiato tutti i risparmi.
Gemelli: Titolo e Senza Titolo.
Titoli di testa. Titoli di coda. I senza titolo di testa. I senza titolo di coda.
Tranqui2 va in pausa cena... prima di riprendere in mano pennelli e colori. Tra un boccone e l'altro c'è tempo per ritornare alle pagine della mia adorata Virginia, magari riletta sotto la lampada a luce... Irigaray.
>>> Vorrei pubblicamente scusarmi con tutto tutto tutto il team (loro lo chiamano così) di VIAFARINI.
Ho sbrodolato una caricatura (della Patrizia Brusarosco) inserendola in un vecchio post datato 2011 del blog. E' un dipinto (e già questo potrebbe essere un mezzo problema) con dei coloracci lontanissimi da quei toni di grigio-bigio, di bigio in campo grigio, di grigio con sfumature bigie, di grigio-fino-in-fondo-all'anima, che si vedono così tanto dalle loro parti.
Mi rendo conto che è l'opposto della divisa che una funzionaria impiegata seria, rispettabile del contemporaneo dovrebbe avere!!!! MI SCUSOOOOOOO!!!!
Patrizia Brusarosco, direttore
Angela Vettese, presidente onoraria dal 1995
Giulio Verago, organizzazione e curatela
Mihovil Markulin, tutoring
Francesca De Zotti, comunicazione e organizzazione
Tommaso Pagani, organizzazione dell'Archivio
Mi scuso con le Collaborazioni e coprogettazioni:
Regione Lombardia (dal 1994)
Comune di Milano (dal 1995)
Provincia di Milano (dal 1997 al 2015)
Fondazione Cariplo (dal 1997)
Fondazione Banca del Monte di Lombardia (dal 2008)
Comune di Milano - Fabbrica del Vapore (dal 2008)
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali DG Arte Architettura Contemporanee e Periferie Urbane (dal 2008)
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali DG Educazione e Ricerca (dal 2016)
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali Archivi Storici - Soprintendenza archivistica della Lombardia (dal 2016)
Mi scuso con le Collaborazioni con istituti di formazione del territorio:
Accademia di Belle Arti di Brera, NABA Nuova Accademia di Belle Arti di
Milano, Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, Università IUAV
Venezia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Bocconi,
Politecnico di Milano, ANISA Associazione Nazionale Insegnanti di Storia
dell'Arte, licei milanesi: Boccioni, Caravaggio, Brera, Volta, Fermi,
Manzoni, San Carlo.
Mi scuso con le Collaborazioni con istituti di formazione e residenze internazionali:
Rijksakademie van beeldende kunsten, Amsterdam (dal 2006)
Futura Projects, Praga (dal 2009)
Residency Unlimited, New York City (dal 2014)
Le Centquatre, Parigi (2014)
PROGR, Berna (dal 2015)
Akademie Schloss Solitude, Stoccarda (dal 2016)
Cola Production - La Friche la Belle de Mai, Marsiglia (2016)
Kooshk Residency, Teheran (dal 2016)
Kunststiftung Baden-Wurttember, Stoccarda (dal 2018)
Kin ArtStudio (dal 2018)
Mi scuso con gli enti pubblici:
Comune di Milano Settore Cultura, Settore Tempo Libero, Settore Famiglia
Scuola e Politiche Sociali; Provincia di Milano; Regione Lombardia;
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali; Ministero degli Affari
Esteri.
Mi scuso con le istituzioni e organizzazioni artistiche:
ACACIA Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, Milano; Accademia
di Belle Arti di Brera, Milano; Accademia Carrara, Bergamo; Ambasciata
del Canada, Roma; Ambasciata di Israele, Roma; Ambasciata del Regno dei
Paesi Bassi, Roma; American Center Foundation, New York; Anisa -
Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell'Arte - sezione
provinciale di Milano; Architectural Foundation, San Diego (CA), ASU
Arizona State University; Art Metropole, Toronto; Art Omi, New York;
Artegiovane, Milano e Torino; Arts International, New York; artway of
thinking, Venezia; Associazione Futuro, Roma; Attese Biennale di
Ceramica nell'Arte Contemporanea, Milano; Australia Council for the
Arts; Beirut, El Cairo; C.A.F. Onlus - Centro di Aiuto al bambino
maltrattato e alla Famiglia in crisi; Camera di Commercio di Milano;
Camera di Commercio di Torino; Castello di Rivoli – Museo d’Arte
Contemporanea, Rivoli; Centrale Fies, Dro (TN); Centro Provinciale di
Formazione Professionale Franco Varaldo, Savona; Consolato dei Paesi
Bassi; Chicago Artists International, Chicago; Compagnia Teatrale Senza
Parole, Milano; Consorzio Swiss Cheese Marketing Italia e di Svizzera
Turismo; Fiorucci Art Trust, Londra; Dena Foundation, Paris; Fondation
Nestlé pour l'Art, Genève; Fondazione Antonio Ratti, Como; Fondazione
Bevilacqua la Masa, Venezia; Fondazione Cariplo, Milano; Fondazione
Querini Stampalia, Venezia; Fondazione Spinola Banna per l'Arte, Torino;
Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento; Gasconade, Milano; The
George Washington University, Washington D.C.; Gobierno de la Rioja,
Spagna; Hangar Bicocca, Milano; HIAP Helsinki International
Artist-in-residence Programme, Helsinki; Hochschule für Bildende Künste,
Braunschweig; I AM: Internationa Foundation; Ijskelders Vub &
Nadine, Bruxelles; Institut für Auswärtige Angelegenheiten, Wien; ISCP
International Studio & Curatorial Program, New York; Istituto
Europeo di Design IED, Milano; Künstlerhaus Bethanien, Berlin;
Kunstverein Milano; Liceo Artistico Preziosissimo Sangue, Monza; Liceo
Artistico Umberto Boccioni, Milano; Liceo Artistico Caravaggio, Milano;
Liceo Artistico di Brera, Milano; MAC Museo d'Arte Contemporanea di
Lissone; MAMbo Museo d’Arte Moderna, Bologna; Manifesta International
Foundation; Matadero, Madrid; Mondriaan Foundation, Amsterdam;
Montevideo TBA - The Netherlands Media Art Institute, Amsterdam; Museo
Alessi; Museo Storico della Tecnologia SACMI; NABA Nuova Accademia di
Belle Arti, Milano; Neue Galerie, Graz; Politecnico di Milano;
Rijksakademie, Amsterdam; SOS Bambini; that's contemporary,
Milano; Townhouse, El Cairo; Dipartimento Arti Visive dell'Università
della California; Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Victor
Pinchuk Foundation, Kiev; Wacoal Art Center Spiral Garden, Tokyo; WIELS,
Bruxelles; X-initiative, New York; zerometriquadri, Milano; Zerynthia,
Roma.
Mi scuso con gli istituti di cultura stranieri:
The British Council; CC) Centro Culturale Svizzero di Milano;
Goethe-Institut Mailand; ICO Incontri Culturali Olandesi, Milano; IFA
Institut für Auslandsbeziehungen, Stuttgart; Istituto Austriaco di
Cultura di Milano; Flemish Community, Bruxelles; Istituto Italiano di
Cultura, Madrid; Istituto Svizzero di Roma; Ministerio de Educación,
Cultura y Deporte, Gobierno de España; Ontario Ministry of Culture; Pro
Helvetia
P.S. Quando mi passate la ricetta per le mummie impanate?
Nicolas Ballario, caricatura by DSK
Urka Ballario! Lei è il portavoce dell'arte italiana?
Ci bevo il caffè insieme ogni mattina
***
Giorrrgio: Ballario che fa il portavoce dell'Arte Italiana mi fa un po' come...
Xoxo: ... come quelli che vedono gli UFO nei quadri del Cinquecento
Xoxo: Sono gemelli nati in sala parto degli Uffizi?
***
Giorrrgio: Ma anche la Polveroni lo fa.
Xoxo: Era un parto plurigemellare?
È necessario impedire che si usino le istituzioni d'arte per attacchi personali agli artisti, per creare dinamiche di boicottaggio professionale, propagandare liste elettorali e la strumentalizzazione politica dell'arte, pubblicizzare premi e riconoscimenti dati a chi la dirige con i conseguenti baratti "noi ti premiamo - tu pubblicizzi noi che ti premiamo tramite il museo"; è necessario impedire il costituirsi di gruppi d'influenza che abbiano lo scopo di "promuovere" liste precostituite di nomi, organizzazioni trasversali che ne condizionino la programmazione in direzione lobbistica.
Un'istituzione pubblica deve dare al pubblico un'informazione corretta e ad ampio spettro sulla produzione artistica contemporanea, restituendo agli artisti quel ruolo sociale che gli appartiene, anche decisionale; inoltre, va ripristinato un ancoraggio forte con la realtà del territorio e la comunità degli artisti, al fine di evitare quegli eccessi di sterili protagonismi che spingono per canalizzare le risorse unicamente a volano della carriera internazionale delle gerarchie di potere. Si potrebbero ipotizzare formule nuove come una co-conduzione artista-critico, con un artista a incarico temporaneo in rotazione a una rosa di nomi, figure con approcci teorici differenti, favorendo una dialettica interna e spezzando le derive di pensiero unico che verifichiamo così di frequente. Penso debba cambiare anche l'informazione su di esse, mettendo la parola fine a quegli articoli dove un "museo" sia la casa ben arredata di un vip dalla faccia sorridente: si devono vedere opere e artisti. Verifichiamo troppa retorica e troppa attenzione anche al contenitore, alla scatola, al progetto dell'architetto X o Y...
Se è giusto che i curatori, i direttori scelgano le opere che ritiengono maggiormente significative, deve tuttavia essergli impedito di bollare la produzione contemporanea e le poetiche lontane dai loro parametri di gusto quale "non arte", diffondendo pregiudizio, disprezzo verso gli artisti...
>>> testo e correzioni in via di stesura, in aggiornamento
>>>post-in-progress testo e correzioni in via di stesura
Punti da sviluppare:
- la notizia guscio - intelaiatura
- masscult + élite
- articolo di L.B.
- sotto-divulgazione
- articolo di A.D. E la regina dell'arte la lasciamo in Germania
- gli addetti ai lavori
- Estrema élite. Mainsteam estremo. Un confine sottile. Grandi distanze, confini sottili
- il contropubblico
E, aggiungerei, per favorire alcuni curatori che non rischiano nei loro progetti alcuna ipotesi innovativa che esuli da una giostra di mostre personali. L'intervento riflette la medesima tesi del mio precedente intervento sulla vicenda: "si vuole disinnescare quel filtro che preserva la ricerca e lo studio dalle spinte di un'attualità contaminata da manipolazioni selvagge, inquinando anche la sfera accademica con il veleno delle volgari approssimazioni sia teoriche che terminologiche, le strategie studiate a tavolino dalle lobby". Leggetelo qui:
http://tranqui2.blogspot.com/2020/06/angela-vettese-una-bocciatura.html
Ci troviamo in un momento che richiede un atto di pragmatismo, siamo dinnanzi a fenomeni nuovi, registriamo una sete di accentramento di potere, controllo e visibilità bulimiche, senza freni. Credo sia un errore lasciare a tali figure e al loro uso spregiudicato dei dispositivi di comunicazione campo libero. La "becera delegittimazione" lamentata dal Cunsta, riferita alla "formazione e della ricerca universitaria: tanto virulenta quanto agitata da triti e inconsistenti luoghi comuni propri di quel dileggio della conoscenza e della competenza da tempo praticato da ampi settori della nostra classe politica come dell’opinione pubblica" è prassi riservata anche agli artisti, verso i quali alcune lobby di curatori (con istituzioni chiave della scena contemporanea) alimentano pregiudizi. C'è da svolgere un puntuale lavoro analitico su un linguaggio giornalistico di terminologia spostata, di rozze approssimazioni teoriche; linguaggio che omette e promuove, che manipola l'opinione pubblica blandendola con i più triti stereotipi.
Alcuni punti da sviluppare.
Terminologia spostata e approssimazioni teoriche: dal giornalismo d'arte alla curatela.
Le lobby occulte dell'arte e come condizionano la cultura italiana.
La nuova "arte di stato". Archivi, premi, webpage di advertising, Italian Council, la promozione istituzionale degli artisti: quali parametri di selezione?
Il caso Italian Area - Museo Senza Centro: chi "promuove" chi?
Il giudizio, ancorché negativo, risulta oltremodo benevolo, tralascia gli aspetti più sconcertanti della figura in questione: la dichiarata strumentalizzazione ideologica dei fenomeni, il conflitto d'interessi conseguente al suo ruolo nel database "Italian Area" (lista di artisti che per anni sono stati "promossi" nelle istituzioni d'arte italiane), gli articoli e saggi in cui lo scrittore Gore Vidal viene etichettato regista, Alberto Arbasino un provinciale ridanciano, i bizzarri spostamenti terminologici e la prospettiva antistorica sono una costante, gli "alzi la mano chi non si è annoiato nei musei di arte antica" si sprecano, il superficiale sensazionalismo giornalistico e la ricerca dell'iperbole vengono utilizzati in funzione dimostrativa come per uno dei suoi artisti preferiti, il performer che defeca in pubblico e si fotografa accoppiato con i cani, presentato quale contributo artistico metafora della sottomissione alle culture
dominanti (perfettamente esemplificativo di quell'estetica dello squallore di cui è sostenitrice).
Va detto che Tranqui2 è stato tra i primi a segnalare le tante incongruenze di testi dalle tesi irricevibili anche in un'ottica di semplice giornalismo d'arte divulgativo, quando una schiera di penne compiacenti le attribuiva grandi meriti, al contempo bollando me quale artista inutilmente polemico. Finalmente è arrivata una conferma autorevole alle mie osservazioni, checché ne pensi Riccardo Caldura.
Sono, invece, piuttosto scettico sulla durata di questo vero e proprio atto di giustizia, c'è da chiedersi se le coraggiose e meritevoli commissioni potranno resistere alle pressioni dirette e indirette di un blocco di potere consolidatissimo che allinea, nella stessa posizione conformista, la stampa specializzata, alcuni "colleghi" dell'università, i "no profit" in carriera, certa informazione, istituzioni, fondazioni, premi e quant'altro, marchi della moda inclusi.
Già ora sentiamo lo scomposto strillare di chi, evidentemente, considera risolvibili alcuni sottili snodi teorici propri della disciplina in questione con gli appelli in piazza (si parla di una denuncia al Ministro dell'Università Gaetano Manfredi). Li vediamo additare come sistema obsoleto e insostenibile la scrupolosità accademica che premia il rigore.
L'effetto-piazza? "Meglio mandare i figli all'estero", "La star delle curatrici bocciata", "Una gaffe imbarazzante"... slogan di fantasia poco inerenti al nucleo della questione: le evidenti assurdità presenti nei testi critici dell'autrice. Forse, con un'apparenza di paradosso, si dovrà dire che i commenti delle news sono la risolutiva conferma di quanto rilevato dalla commissione. Il giornalismo scrive sulla cosa piuttosto che analizzare la cosa; il pressappochismo delle varie "guide dell'arte contemporanea" accomuna un intero settore dove risulta assai facile bluffare. Pur di spingere un nome tra i tanti, si vuole disinnescare quel filtro che preserva la ricerca e lo studio dalle spinte di un'attualità contaminata da manipolazioni selvagge, inquinando anche la sfera accademica con il veleno delle volgari approssimazioni sia teoriche che terminologiche, le strategie studiate a tavolino dalle lobby dell'arte contemporanea.
I tre no appaiono un implicito invito a non confondere piani molto distanti, averne data eco nella piazza delle news non fa altro che aggravarne la portata.
Un'ulteriore conferma ce la suggerisce Nicolas Ballario - "Una gaffe imbarazzante" - Il Giornale dell'Arte.
Dire presidente o curatore di questo o quello, dire Parkett, Giornale dell'Arte, Domus, Sole 24 Ore, sigle sinonimi di prestigio ma anche, per l'appunto, di conformismo, non significa affermare certezze assodate. Esistono passaggi successivi di verifica, passaggi che possono riservare molte sorprese.
Nell'intervista di Pierluigi Panza - Corriere della Sera, Vettese ammonisce "Ci proverò nel biennio 2020-2022". In quell'occasione la piazza sarà nuovamente mobilitata?
Auspico davvero che le commissioni non si facciano intimidire da tale cancan e l'inqualificabile strategia denigratoria, letale e senza appello quando rivolta contro noi artisti, trovi questa volta un argine contenitivo.
Del resto, la vicenda va inserita in un quadro più ampio, conseguente all'espandersi, negli ultimi decenni, del circuito del contemporaneo in una rete d'incarichi, poltrone e occasioni di carriera prima, e nella divulgazione in ambito mainstream poi.
I presidenti, i direttori, i curatori, i giornalisti hanno trovato sovraesposizione mediatica in un corridoio preferenziale che dai loro ruoli, già amplificati dalla stampa specializzata, arriva direttamente all'informazione generalista e alle news, ai canali tematici televisivi ecc...
Non si contano le interviste a scadenza settimanale (prive di contraddittorio), i servizi fotografici dei vernissage mondani, i panegirici adulatori, i risibili gossip sui girotondi d'incarichi.
Per ognuno di loro, dopo anni di sovraesposizione mediatica nelle news, scatta una sorta di promozione sul campo per cui, d'improvviso, sentiamo parlare di "celebre critico", "autore della resurrezione del museo", "la star", la curatrice "famosa in tutto il mondo", il "direttore dell'anno", meriti dei quali risulta difficilissimo trovare riscontri oggettivi al di fuori della cerchia del giornalismo che ragiona con il "noi".
Quando, per qualche elemento di pluralismo esterno a quei circuiti, la cortina fumogena si dirada, appare una realtà assai diversa, alquanto chiusa e autoreferenziale.
Non sono quindi le idee innovative a fare notizia, non è il pluralismo di voci molteplici che concorre ad attribuire valore, conta di più la sovraesposizione mediatica con le sue regole che sono e restano giornalistiche. Avviene che nello svolgersi di una deleteria convenzione che, nel palcoscenico dei media, promuove alcuni esplosi personalismi per gli incarichi che occupano, venga tralasciata alcuna verifica sulla loro approccio teorico, l'habitus che lo sostanzia.
Be', per essere precisi, quando Ballario scrive "Le pagine che ospitano questa lettera non sono solite usare questo tono, ma questa ingiusta decisione suona come un no, sonoro e oltraggioso, a tutta l’arte contemporanea, è un’umiliazione di un intero settore e non solo la mortificazione della professoressa Vettese", "castigata perché riesce a vendere i suoi libri meglio di quasi tutti i suoi colleghi", ci troviamo esattamente sotto l'ospitale portone che dal corridoio preferenziale immette alla piazza grande delle news. Non è certo il luogo dove fare distinguo e attardarsi in inutili sofismi; Vettese è una della piazza delle news, quindi deve essere promossa (secondo Ballario, Panza e gli altri). Su un punto bisogna convenire con Ballario. La bocciatura potrebbe essere interpretata come indirizzata a quel milieu che, con l'ennesima auto-premiazione sul campo, si definisce arte contemporanea italiana. Attenti, sembra dire la commissione, l'arte italiana va cercata altrove.
Tecniche manipolatorie comuni anche in Adriana Polveroni: "Angela Vettese la conosciamo e l'apprezziamo tutti". Appunto. Possibile che quei tutti non si siano accorti di tante e tante approssimazioni? Come Ballario, sottintende tra le righe che criticare "loro", equivalga a contestare l'arte contemporanea italiana tout court, della quale si sentono, non si sa a che titolo, dei portavoce, con una presunzione patologica non riscontrabile in alcun altro ambito della cultura. L'ennesimo bluff.
Polveroni si spinge oltre, con un'acrobatica giravolta ipotizza un parallelismo tra la bocciatura e "indifferenza verso l’arte e, direi, più o meno tutta la cultura" in Italia. Trucchi di chi strumentalizza a proprio favore i problemi reali di un intero Paese, uno di quei classici articoli in cui contano solo gli argomenti omessi, gretto e ottuso nel classificare un contributo esterno alla "corsia preferenziale giornalistica" quale dato di malcostume.
Quindi, ben oltre il "caso bocciatura", possiamo osservare come si vorrebbe che quel corridoio interposto tra giornalismo d'arte e sovraesposizione mediatica esaurisse in sé tutte le posizioni, esautorando sapere accademico, comunità degli artisti, mercato e gallerie, controcultura, subcultura, underground, ricerca teorica.
Si vorrebbe attribuire legittimità accademica a un linguaggio di categorie stereotipate e terminologia incorretta, la loro "koinè", unicamente in virtù della visibilità mediatica che detiene, tuttavia privo di una solida giustificazione teorica.
La psicologia dell'alveare
Il fine ultimo? Quel punto di non ritorno (il preoccupante, corrivo conformismo quasi da tabloid dei commenti sulla vicenda già lo anticipa) in cui risulti professionalmente sconveniente l'esclusione da un blocco unico che non prevede alterità. Chi vi appartiene o vi entra in relazione può esclusivamente apportarvi consenso, approvazione; se dissente o critica sarà giocoforza oggetto di diffamazione, dileggio e censura (pertanto indotto all'autocensura), escluso da quel "noi" che tradotto suona un "se non sei con noi non esisti": la psicologia dell'alveare.
Loro muovono anche il motore dell'omissione e/o della pubblica gogna, loro possono costruire carriere e distruggerle con uno schioccare di dita.
Inoltre il fatto che alcune testate, tra cui Corriere, Giornale dell'Arte ed Exibart, si siano apertamente schierate denota chiaramente uno scontro tra poteri, l'intento della "corsia preferenziale giornalistica" di colonizzare ogni resistenza alla loro influenza. Con loro non ci sarà da discutere di bocciature; sarà sufficiente una telefonata per chiudere la partita. Inammissibile una dialettica di posizioni a confronto in quanto le due posizioni previste sono l'ideologicamente conforme e l'ideologicamente divergente. Una falsa sottomissione dell'estetica all'etica, l'eclissamento della verità artistica.
L'atteggiamento sprezzante-denigratorio riservato a soggetti indipendenti costituisce parte fondante della loro faziosità nel pensarsi e pensare. Sì, facile affermare Tranqui2 l'aveva previsto, eppure mi era apparso fin da subito chiaro che la prassi della prospettiva antistorica e del paradigma negativo (con i conseguenti spostamenti terminologici) che fa da fulcro d'appoggio alla prosa critica di tanto contemporaneo circense sarebbe prima o poi entrata in aperto conflitto con la metodologia degli storici dell'arte, adottando convenientemente il becero lessico news, di chi "conta e chi no", in nome delle "attualità", su "chi studia l’antico con metodi tradizionali", ancora con la consueta accezione spostata di "tradizionale" propria della loro koiné. Il rappresentarsi vittime di quell'ultimo ambito professionale parzialmente indipendente dal loro strapotere resta l'ennesimo equilibrismo manipolatorio dei baroni dell'arte contemporanea, consapevoli di colpire pubblici ufficiali tenuti a rispettare la consegna del silenzio.
"Volumi di storia dell'arte tendenzialmente divulgativi, ma non tutti ovviamente". Guglielmo Gigliotti sugli scritti dell'autrice.
Indeterminatezza di scritti che giocano sul tavolo (e i dispositivi) della divulgazione una partita che divulgativa non è.
Di fatto la contestazione diretta alla commissione è esito, per argomenti e toni, di consuetudini che attestano l'aggressività, la protervia delle lobby italiane dell'arte, la loro avversione per gli aspetti non middlebrow, estranei alla scontata medietà divulgativo-giornalistica dei colletti bianchi. Quindi, se da un lato li vediamo ignorare taluni sviluppi pop del linguaggio visivo, dall'altro negano valore, come il caso dimostra, a nuove ipotesi teoriche, alla ricerca accademica, secondo Vettese "un mondo che crede di essere più importante di quello che è, ora conta poco. È abbarbicato a pseudo certezze".
Perché ci appaiono posizioni, attitudini cosi distanti tra loro? Pesa una chiusura di alcuni ristretti circuiti del contemporaneo, adusi a coltivare atteggiamenti di sfida e polemici verso ogni altra materia e contesti esterni, estranei financo all'autentica critica militante che comunque condivideva con l'artista un percorso anche di vita, esistenziale, azzardava e sistematezzava ipotesi teoriche, mentre l'attuale enfasi attribuita al ruolo del curatore sottintende, prevalentemente, sviluppi per nuclei tematici all'interno di prassi teoriche già acquisite. Chi, come Ballario, presenta codesti "giri" come coincidenti con l'arte contemporanea italiana, opera l'ennesima rozza semplificazione condotta, con l'alibi della divulgazione, sulle pagine della stampa generalista; l'ipotetica utenza di "disinformati" a cui è diretta gli consente di tarare al minimo imparzialità e metodo, resituiendo a un certo pubblico esattamente i pregiudizi che si vuole sentir dire.
Ritenendosi corifei di una verità incontestabile, sorretta dall'alibi del conformismo "internazionale", partecipano ad aree di pensiero omogenee alla propria; cerchio chiuso, piedistallo (ben rappresentato dal throning di CCB) da cui stroncano con dubbi demolitivi ogni altra ipotesi non allineata. È consuetudine, nella cerchia di curatori e contemporaneisti, soprassedere su tante criticità teoriche irrisolte, censurando e ignorando chiunque le sollevi, nondimeno, anche poco al di fuori di quel perimetro chiuso, esse riemergono quali questioni irrecusabili. Percorsi intellettuali decennali costruiti su tali linee non possono prima o poi non condurre a un conflitto aperto. E quando le strategie, dal lobbismo alla promozione giornalistica, dalla strumentalizzazione politica alla giostra degli amici falliscono, scatta un calcolato vittimismo ricattatorio sui mali dell'Italia da pelle d'oca, tanto sprezzante da infangare uno bei beni più preziosi del Paese: l'autentico amore delle italiane e degli italiani per la cultura.
Non c'è da sottovalutare la pericolosità di tali figure: fintanto che restano relegate in alcuni circuiti tutto sommato circoscritti (in cui si legittimano tra loro e nel contempo distruggono la reputazione degli altri screditandoli fino all'ostracismo, esattamente come alcune sette), a pagarne lo scotto sono, prevalentemente, gli artisti e il pubblico dell'arte, ma quando cercano d'imporre il loro fanatismo di pensiero unico all'esterno di essi, rappresentano un rischio di "desertificazione ideologica" per la cultura italiana.
Segnatamente, riceviamo la conferma di quanto sia importante che l'università mantenga un'autonomia dai condizionamenti diretti e indiretti delle lobby del contemporaneo; chi altri, in una fase di concentrazione di poteri come l'attuale, potrebbe permettersi un giudizio altrettanto anticonformista?
>>>la contesa riappare ciclicamente, con le note modalità: il tentativo di convalidare una koinè interna a un circuito traghettandola all'esterno, grazie a scorciatoie giornalistiche, divulgative e tematiche, attinenti al mainstream, aggirando, eludendo le necessarie verifiche teoriche.
>>>l'equivoco risiede nell'aver conferito a dei divulgatori tematici (con i loro gravami d'ideologia e di adialetticità) il rango di teorici.
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