Monday, August 3, 2015
Saturday, June 27, 2015
Giovanni Matteucci #2: i salvagenti filosofici dell'ex studente
Partire da tali cliché letterari attinenti all'ambito del romanzo, del teatro, del libretto operistico per arrivare poi con un salto mirabolante (come lei stesso Inchierchia fa) alle “pratiche artistiche contemporanee” costituisce, appunto, un errore di metodo. Stiamo parlando di romanzo ottocentesco, di souvenir turistici o di arte visiva? La critica d'arte arriva molto dopo tali grossolane semplificazioni.
In "Leggere è un rischio", un critico letterario autentico come Alfonso Berardinelli correttamente afferma: "La critica non ha niente di normativo e usa le definizioni generali solo per arrivare alla descrizione del caso singolo".
>>>in sostanza Matteucci finisce per commettere gli errori che la sua stessa teoria di "campo dell'arte" vorrebbe stigmatizzare: la sclerotizzazione dei fenomeni e il renderli paradigmatici talvolta persino retrospettivamente, errore certamente mutuato dall'anti-metodo di tanti funzionari dei “musei contemporanei” che avvelenano l'arte italiana da decenni. Lo ripeto: Matteucci resta vittima delle manipolazioni intenzionali di costoro come lo siamo noi artisti che facciamo ricerca artistica autentica e non intrattenimento museale...
Matteucci:
“Il passaggio che sottolinei dall’estetica del cercare all’estetica del trovare – è stato elaborato seguendo
sollecitazioni che provengono direttamente dalle esperienze
contemporanee dell’arte”, “Mi sembra che esprima efficacemente una trasformazione che ha subito la concezione della creatività nel corso dell’ultimo secolo. A un’idea secondo la quale chi crea va autonomamente e liberamente in cerca di materiali di cui disporre con dominio assoluto per renderli veicolo della propria ispirazione, è subentrata tendenzialmente un’idea di creazione che tiene in massimo conto i vincoli posti.
“La dimensione performativa – in termini più compromessi, se si vuole: spettacolare e spettacolarizzata – che è sempre più accentuata nelle pratiche artistiche contemporanee (due casiemblematici: il passaggio dalla pittura alla videoarte e quello dalla scultura all’installazione) mi sembra che testimoni appunto questa metamorfosi della creatività”.
Chiarissimo qui il processo affabulatorio derivato dal metodo antistorico della critica contemporanea che costruisce delle narrazioni sulle prassi e tecniche artistiche che “diventano” altre tecniche, comparando “oggetti estetici” disomogenei. Matteucci fa narrazione pura quando favoleggia sul "passaggio dalla pittura alla videoarte e quello dalla scultura all’installazione": si tratta di pratiche diverse e non di generi artistici, quindi sono discipline autonome ed è errato porli in una prospettiva in divenire. Non stiamo discutendo di teorie artistiche, di poetiche militanti o di definizioni generali vs. caso singolo né di attribuzioni di valore ecc, Matteucci, come tanti teorici, proietta sull'arte visiva i suoi schemi di verbalizzazione. Quando ritiene “La dimensione performativa” - “sempre più accentuata nelle pratiche artistiche contemporanee” tesse delle narrazioni su oggetti estetici disomogenei, pone Cavaradossi vicino ad Abramovic.
Thursday, April 9, 2015
WALTER BENJAMINO - L'OPPERA D'ATTE IRRIPRODDUCIBBBBLE E'
Saturday, March 7, 2015
Lost Treasures Of Italo-Disco 3 :) Mothball Records
https://www.youtube.com/watch?v=3ttJmP2S2oM
Differente dai precedenti, Lost Treasure 3 dell'australiana Mothball Records è una sorta di italo-lounge. Il #1 conteneva il brano Ombretta "Pianeta", praticamente incollocabile in quanto genere musicale, ed anche qui non mancano gemme aliene sulla stessa linea.
Questa forma di Italo-disco che sviluppa uno schema fisso minimo come contenitore di variazioni imprevedibili ha un significato per ciò che ho cercato di teorizzare nella "Fabula Architecture", sistema che pensa la struttura formale quale variazione inscritta in una griglia neutra, così includendo le influenze più disparate.
"Fabula Architecture", più che l'ennesimo stile architettonico, vuole essere uno schema/metodo capace di includere diverse variazioni stilistiche persino distantissime. Variazione - nozione alternativa di "nuovo" - questione già riportata in evidenza dal postmodernismo, movimento che certi incompetenti della critica d'arte considerano un bazar di timpani e quadri citazionisti.
Thursday, February 19, 2015
IL VOLO vittima del giornalismo anti-talento
Ovvero cultura di massa e talento artistico.
Helga Marsala con l'articolo "Sanremo e i tre ragazzi antichi. Il Volo: l'ennesima vittoria facile di un super show" dà prova della consueta diffidenza delle sacche conservatrici del Paese verso i talenti artistici mainstream che per affermarsi non hanno bisogno della mediazione di certe élite chiuse in una bolla separata dai consumi pilotati.
I soffitti alti della villa citata dalla Marsala ci sono anche nei musei, Palazzo Grassi, Villa Panza, Rivoli, inoltre non si può parlare di cultura mainstream senza contestualizzarla nel genere di appartenenza, passaggio tranquillamente ignorato dalla "critica" (tra molte virgolette) d'arte italiana.
La scena dell'arte contemporanea istituzionale abbonda di Sanremo e super-show che tuttavia s'appellano (per dirla con Traviata) Biennale e Documenta.
L'avete visto il Premio Maxxi, con le artiste pseudosperimentali che si fanno premiare sul tappeto rosso, buone, brave, vestite bene, obbedienti come i bambini dello Zecchino D'Oro di una volta, con la supervincitrice Marinella Senatore che dichiara di essere "molto emozionata. In realtà ho lavorato tanto. Voi avete lavorato tanto" e parla di "un segnale di apertura". Il "segnale" sarebbe quello di concedere al pubblico il ruolo comparsa? Dove sta la differenza? Comici a parte, il pubblico a Sanremo conta, fortunatamente, di più. Se scegliesse unicamente il giornalismo anti-talento, la musica italiana sarebbe più noiosa della programmazione del Museo di Rivoli!
Le tecniche d'indirizzo dei consumi di massa attuate da una certa informazione fallisco, quando c'è di mezzo il giudizio del pubblico. Di qui la loro rabbia astiosa e sprezzante.