La Cunsta, Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell'Arte,
risponde alla lettera di Pierluigi Panza pubblicata da Il Giornale
dell'Arte - agosto 2020 - sul caso bocciatura Vettese. La
replica esprime indignazione per il
tono denigratorio dell'affondo di Panza, sottolineando come:
"procedendo su questa china, promuovendo cioè i comunicatori a
scapito dei ricercatori, rischiamo davvero di mandare in cattedra chi
non hai mai scritto un saggio, e ritrovarci conduttori televisivi a
fare i direttori di Dipartimento. E proprio a questo temiamo che miri
l’intervento di Panza: a delegittimare il ricercatore per
legittimare chiunque altro".
https://cunsta.it/articoli-news-cunsta/12-gli-eventi-segnalati-da-cunsta/367-in-risposta-al-giornale-dell-arte-di-agosto-2020.html
E, aggiungerei, per favorire alcuni curatori che non rischiano
nei loro progetti alcuna ipotesi
innovativa che esuli da una giostra di mostre personali. L'intervento riflette la medesima tesi del mio precedente
intervento sulla vicenda: "si vuole disinnescare quel filtro che
preserva la ricerca e lo studio dalle spinte di un'attualità
contaminata da manipolazioni selvagge, inquinando anche la sfera
accademica con il veleno delle volgari approssimazioni sia teoriche
che terminologiche, le strategie studiate a tavolino dalle lobby". Leggetelo qui:
http://tranqui2.blogspot.com/2020/06/angela-vettese-una-bocciatura.html
Ci troviamo in un momento che richiede un atto di pragmatismo, siamo dinnanzi a fenomeni nuovi, registriamo una sete di accentramento di potere, controllo e visibilità bulimiche, senza freni. Credo sia un errore lasciare a tali figure e al loro uso spregiudicato dei dispositivi di comunicazione campo libero. La "becera delegittimazione" lamentata dal Cunsta, riferita alla "formazione e della ricerca universitaria: tanto virulenta quanto agitata da triti e inconsistenti luoghi comuni propri di quel dileggio della conoscenza e della competenza da tempo praticato da ampi settori della nostra classe politica come dell’opinione pubblica" è prassi riservata anche agli artisti, verso i quali alcune lobby di curatori (con istituzioni chiave della scena contemporanea) alimentano pregiudizi. C'è da svolgere un puntuale lavoro analitico su un linguaggio giornalistico di terminologia spostata, di rozze approssimazioni teoriche; linguaggio che omette e promuove, che manipola l'opinione pubblica blandendola con i più triti stereotipi.
Alcuni punti da sviluppare.
Terminologia spostata e approssimazioni teoriche: dal giornalismo d'arte alla curatela.
Le lobby occulte dell'arte e come condizionano la cultura italiana.
La nuova "arte di stato". Archivi, premi, webpage di advertising, Italian Council, la promozione istituzionale degli artisti: quali parametri di selezione?
Il caso Italian Area - Museo Senza Centro: chi "promuove" chi?