Grazie ankora Cristiana… in quanto a me, ho deciso di piantarla di
perder tempo a dire la mia su Venezia kon lunghi discorsi. A ke serve?
Anzi, ci rimetto. In Venice la nomenklatura premia i mutolini, dame di
corte, dame di kompagnia, universimafia, professori-in-loden-dentro, le
professolesse, amici-mici e leccafoots! Alle volte mi sembra di
muovermi pericolosamente con andamento bustrofedico in una rettiliera!
Ma getto sul piatto solo 1 riflessione, giusto per andare oltre le
stereotipie da “pensiero unico” tipo grandi cattedrali dell’architettura
e del sistema dell’arte, circondate poi da deserto e squallore, che
resta il modo di ragionare di chi non conosce i problemi nel dettaglio.
E’ stata prevista per tale maxicontenitore, l’opzione di dedicare alcuni
spazi alle attività (artigianali e non) che danno immagine e
prospettive di sviluppo futuro diverse da un’offerta merceologica
cittadina sempre più squalificata verso il basso? Equilibrare qualità,
tradizione e innovazione si può (gli esempi ci sono) basta non credere
agli snob del pexximismo cronico aggravato, i/le rappresentanti con
valigetta dell’internazionale conformista…
E non mi si venga a dire ke le regole non lo consentono. Da sempre in
secula seculorum kon qualke furbata si è sempre potuto far (quazi) todo.
Anke senza dover innalzare in provincia altari a San Ni-Koolhaas,
protettore dell’anima sua e solo sua.
https://www.artribune.com/tribnews/2013/03/essere-o-non-essere-rem-koolhaas-il-comune-di-venezia-da-lok-al-progetto-del-fondaco-dei-tedeschi-ma-i-maldipancia-dei-puristi-riemergono/