"Nel mondo dell'arte più che delle mafie esistono delle lobbies, cioè dei gruppi che lavorano con dei criteri leciti ma non etici. Mi spiego meglio. Una volta il critico sceglieva un artista dopo di che c'era un sistema fatto dai musei, dalle gallerie, dalle riviste che confermavano se questa scelta era valida o non valida. Quello che succede adesso è che un gruppo ristretto di persone si mettono d'accordo fra di loro, cioè un gallerista importante, un critico di riferimento con una certa visibilità, qualche direttore di museo, qualcuno che ha una fondazione; queste persone si mettono d'accordo e decidono di puntare su un artista per cui alla fine ognuno dirà: - Avevo ragione, quell'artista è bravo. Guarda, il critico ha detto la stessa cosa, la galleria ha detto la stessa cosa -.
In realtà si sono già messi d'accordo prima."
http://www.youtube.com/watch?v=K8SPiVVdbVs
Utile, necessario (e coraggioso) intervento di Demetrio Paparoni che spiega i meccanismi delle lobby dell'arte. Ho 1 sola obiezione a quanto detto nell'intervista. Infatti in
Italian Area - Museo Senza centro o nella "collaborazione"
DOCVA - Museo del Novecento sono implicate istituzioni pubbliche che investono risorse della collettività, possiamo davvero definire "lecite" queste operazioni ai danni del pubblico dell'arte e degli artisti professionisti? Tuttavia Paparoni utilizza, per definire il critico d'arte manipolatore, un interessante termine: truffaldino.