DSK ha detto:
Alessando + Michele + Michele + Danieli?
>>> considerando l’ironia e la jeunesse che si respira in
questo blog sarebbe stato lecito aspettarsi una lettura un po’ meno
ovvia professorale dell’evento Palazzo Pitti che va visto con uno
sguardo allenato alle subculture giovanili e al fashion design. Gli
orrori della cultura contemporanea stanno da tutt’altra parte, nelle
lobby dell’arte, nelle pretestuose iperspecializzazioni, nella mancata
valorizzazione dei talenti, nei musei d’arte contemporanea usati per far
politica. Quindi ben venga la collezione Gucci (con le cautele
necessarie, naturalmente, e senza le luci roventi che già nello studio
di qualche fotografo han fatto squagliare i quadri) che è costata quanto
la moda è sempre stata pagata in ogni epoca comprese quelle
“fotografate” nelle cornici a foglia oro di Pitti che ogni tanto un
pochino di stile “siglo de oro” Dolce&Gabbana l’hanno pure loro. C’è
un termine per capire il pensiero dietro il lavoro di Alessandro
Michele – Gucci: fluidità. La fluidità del fashionista accanito le
manca, caro Danieli, ma impegnandosi potrà recuperare
>>>difficult not to feel a little bit disappointed
Gentilissimo,
ma si figuri se io ho qualcosa contro Alessandro Michele o contro Gucci.
Se legge bene vedrà che mi fanno un po’ impressione, ma niente di più.
Certo, “capire il pensiero dietro il lavoro di Alessandro Michele” è fuori dalla mia portata, questo lo ammetto.
E ammetto anche più di una deriva D&G nelle cornici Pitti, giustissima osservazione.
Cercherò allora di essere più chiaro: mi sembra incredibile che il direttore di uno dei più importanti Musei del mondo sia ansioso di trasformare gli Uffizi in un “marchio”, in modo da poterlo svendere a una sedicente upper class che dimostra il massimo disinteresse per gli oggetti ivi contenuti (che sono poi il motivo per il quale il Museo esiste).
Questo è il punto.
Poi ci sarebbe la questione delle nomine dei direttori, dei veri motivi eccetera.
Ma questo sarebbe davvero un discorso di poca jeunesse.
MD
ma si figuri se io ho qualcosa contro Alessandro Michele o contro Gucci.
Se legge bene vedrà che mi fanno un po’ impressione, ma niente di più.
Certo, “capire il pensiero dietro il lavoro di Alessandro Michele” è fuori dalla mia portata, questo lo ammetto.
E ammetto anche più di una deriva D&G nelle cornici Pitti, giustissima osservazione.
Cercherò allora di essere più chiaro: mi sembra incredibile che il direttore di uno dei più importanti Musei del mondo sia ansioso di trasformare gli Uffizi in un “marchio”, in modo da poterlo svendere a una sedicente upper class che dimostra il massimo disinteresse per gli oggetti ivi contenuti (che sono poi il motivo per il quale il Museo esiste).
Questo è il punto.
Poi ci sarebbe la questione delle nomine dei direttori, dei veri motivi eccetera.
Ma questo sarebbe davvero un discorso di poca jeunesse.
MD